Sono ormai trascorsi quasi tre anni da quando il sottoscritto diffuse a mezzo stampa una possibile ricetta per diminuire il numero dei frontalieri senza infrangere alcun accordo con la tanto democratica Unione Europea; da allora nulla è cambiato! Anzi, la situazione legata ai frontalieri si è ulteriormente aggravata tanto che, se da un lato il numero di frontalieri in Ticino continua ad aumentare, ovviamente anche il numero di disoccupati ticinesi aumenta (effetti stagionali esclusi).
Anche se è triste doverlo ammettere, si ha proprio la sensazione che ai politici con i piedi al caldo la situazione di chi fa fatica ad arrivare a fine mese non interessi minimamente. Se così non fosse, qualcosa si sarebbe fatto e i risultati si sarebbero visti. E il Governo che dovrebbe difenderci cosa fa? Al posto di trovare soluzioni a favore della popolazione residente, assume lui stesso dei frontalieri! E non uno o due con profili introvabili in Ticino, ma ne assume ben 258 per gli impieghi più disparati. Il Governo si giustifica adducendo il fatto che 258 posti di lavoro rappresentano soltanto il 2% della forza totale. Se però guardiamo la questione dalla parte dei disoccupati, ci accorgiamo che se questi posti fossero occupati da ticinesi, la disoccupazione cantonale scenderebbe subito di quasi 4 punti percentuali!
Non dobbiamo poi nemmeno dimenticare che 258 persone disoccupate residenti in Ticino rappresentano, chi più e chi meno, delle famiglie e quindi stiamo parlando di ca. 800 persone (tra cui anche dei bambini che dovrebbero rappresentare il nostro futuro, ormai certo …) a carico dell’assicurazione contro la disoccupazione con tutti i sacrifici che si trovano obbligati ad affrontare. Poche balle, è una vergogna!
A questo punto occorrerebbe agire, ma si sa che quando si ha paura anche della propria ombra, diventa difficile affrontare i problemi di petto e si preferisce quindi cercare le scuse più grottesche per giustificare la propria inettitudine. Ma se proprio non si ha il coraggio di prendere decisioni impopolari (che sarebbero però molto popolari tra i ticinesi), si abbia almeno il coraggio di adottare soluzioni protezionistiche nel rispetto degli accordi esistenti con i paesi fornitori di frontalieri. Visto che la ricetta del 2011 non ha suscitato alcun interesse tra i politici che cocciutamente votiamo ogni 4 anni, se ne potrebbe adottare un’altra che è quella del pedaggio, così come si paga a New York per attraversare i ponti, o per attraversare il Monte Bianco.
Visto che generalmente, e sottolineo generalmente (per fortuna ci sono anche alcune eccezioni), i frontalieri non lasciano un franco da noi e considerato pure che, da quando il cambio franco-euro è stato fissato dalla Banca nazionale, i lavoratori frontalieri hanno ricevuto un aumento di ca. 200.- al mese senza fare nulla, CHF 10.- al giorno non sono poi tanti, se e soprattutto, fossero utilizzati a favore dei disoccupati con un contributo cantonale spontaneo. Al riguardo, ne siamo certissimi, perfino i frontalieri sarebbero disponibili ad aiutare la nostra popolazione disoccupata. Ma ahimè, fintantoché l’esempio dall’alto è quello attuale, prepariamoci a lasciare ai nostri figli un futuro molto simile al presente di alcuni paesi a noi confinanti, tutti rigorosamente europei ...
Anche se è triste doverlo ammettere, si ha proprio la sensazione che ai politici con i piedi al caldo la situazione di chi fa fatica ad arrivare a fine mese non interessi minimamente.
Mauro Damiani é Membro del comitato direttivo dell’ASNI