La Svizzera è considerata uno Stato neutrale sin dal 1515, dopo la sconfitta dei confederati nella battaglia di Marignano. Il nostro paese vanta quindi oltre mezzo millennio di non partecipazione a una guerra tra altri stati, ottenendo come contropartita anche una protezione da possibili conflitti internazionali sul nostro territorio. Ma nel complesso contesto geopolitico attuale, il nostro paese riesce davvero ad essere neutrale?
La Svizzera, nel recente passato, si è già allontanata dal concetto tradizionale di neutralità per avvicinarsi alla comunità internazionale, aderendo nel 2002 all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), nonostante questa organizzazione organizzi missioni militari in vari paesi del mondo. Anche se si guarda indietro alla Guerra Fredda, è più che mai chiaro che la Svizzera parteggiava più per la parte Occidentale che per quella Sovietica. Inoltre, di sovente, il nostro paese prende posizione condannando violazioni dei diritti umani in paesi terzi.
Stiamo andando quindi verso un inesorabile perdita della nostra neutralità? Forse. Infatti, molte di queste azioni di intervento non neutrale decise dal nostro paese, sono dettate o fortemente volute dalla comunità internazionale. Sembrerebbe quasi che, per citare lo storico svizzero Hans-Ulrich Jost, “la neutralità della Svizzera è diventata niente altro che uno strumento politico, impiegato in modo molto flessibile a dipendenza degli interessi in gioco”. Parole forti, ma che forse nascondono un pizzico di verità. Se davvero così fosse, la Svizzera usa la parola neutrale come uno specchio delle allodole, per far credere ai suoi cittadini e alle altre nazioni che il nostro paese è incorruttibile e al di sopra delle parti.
Però, questa nostra neutralità ci ha permesso di risolvere questioni critiche a livello internazionale, e grazie anche al ruolo della Ginevra Internazionale, siamo riusciti a trovare accordi tra terzi, promuovendo la pace a livello internazionale, far incontrare leader storicamente in contrasto tra loro (vedi recentemente l’incontro tra Putin e Biden), ma soprattutto, a far valere i nostri interessi anche all’interno della comunità internazionale.
La Svizzera secondo me è ancora un paese neutrale, e deve rimanerlo. Partecipare in modo attivo alla politica internazionale, cercando compromessi e risoluzioni pacifiche non mina il nostro ruolo, né i nostri principi, né la nostra credibilità. Dobbiamo però fare attenzione a giocare con il fuoco: non dobbiamo cedere alle pressioni internazionali per parteggiare più per una parte rispetto all’altra, ma dobbiamo anche essere consci di quelli che sono i nostri valori che dobbiamo difendere. Trovare un giusto balance sembra essere difficile, soprattutto per il nostro Consigliere Federale Cassis, che appare oggi più che mai confuso sul vero significato di neutralità, soprattutto dopo la sua affermazione di voler dialogare con i talebani, che uccidono le donne semplicemente per il fatto di essere donne. Forse qui il nostro Cassis si è spinto un po’ troppo oltre.
Diego Baratti
Presidente Giovani UDC
Municipale di Ponte Capriasca