L'ASNI ha sostenuto la raccolta delle firme per l'iniziativa contro l'immigrazione di massa e si è impegnata per un sì in occasione della contesa elettorale. I nostri punti d'appoggio cantonali hanno preso parte alle azioni per le strade, i membri del comitato direttivo hanno calcato numerosi podi e molti di loro hanno scritto parecchie lettere dei lettori. Una campagna di inserzioni ha consentito la mobilitazione all'ultimo minuto. Vi ringrazio per il vostro energico sostegno. È stato conseguito un obiettivo intermedio. Tuttavia la possibilità di riottenere la sovranità della Svizzera in settori fondamentali come l'immigrazione è ancora molto lontana.
La causa di tutto è la Berna federale
Dopo il no all'adesione allo Spazio economico europeo (SEE), i perdenti di allora hanno ideato, raffazzonato e stipulato i pacchetti bilaterali 1 e 2. Facendosi dettare legge da Bruxelles. L'accordo prevedeva un'adesione al mercato interno dell'UE a fronte di una libera circolazione delle persone senza freni. Inoltre la nostra casta politica, che sin dall'inizio si proponeva di far entrare il paese nell'UE, si è prostrata. Completamente accecata e ciò rasenta di fatto il tradimento, ha accettato la clausola ghigliottina, un'assurdità in termini di politica di sovranità. Dopo il no al SEE del 1992, anche l'ASNI ha chiesto che, per salvaguardare i nostri interessi, si dovessero negoziare accordi bilaterali con l'UE. Tuttavia essi sono diventati degli elementi di accelerazione a sostegno delle fantasie di adesione. La causa dell'attuale «ghetto» politico dell'UE risiede nella Berna federale. La classe politica non ha mai accettato il no al SEE del 1992, né tanto meno accetterà il sì del 9 febbraio 2014. Ha costantemente fatto concessioni a Bruxelles in prospettiva dell'agognata adesione, da ottenere per vie traverse. Per l'ASNI, insieme agli alleati, ciò significa rafforzare la battaglia per ristabilire la sovranità.
Retorica del disordine
Le reazioni dall'UE all'iniziativa popolare del 9 febbraio sono davvero illuminanti. Dobbiamo ignorare una categoria di politici. Sono all'opera «poteri» poco noti, che, grazie ai media, possono ora gridare ai quattro venti le loro stridenti analisi al paese. Lasciamoli «berciare», per noi non hanno alcuna importanza, sono solo dei cani che abbaiano…. Invece le reazioni dei tecnocrati di Bruxelles sono interessanti. Il presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico Martin Schulz, in pole position per la successione al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, nella domenica della votazione si è spinto ad affermare che l'iniziativa contro l'immigrazione di massa ha ceduto il passo agli «istinti più bassi». Quindi all'incirca 1.5 mio. di svizzere e svizzeri hanno esercitato i propri diritti democratici sospinti da oscuri stimoli. Il presidente della Commissione europea Barroso minaccia i cittadini elvetici di una perdita del diritto di vivere e lavorare nell'UE. Questi due signori – con una scarsa legittimazione democratica – si atteggiano a guardiani dell'idea europea e, nel contempo, rasentano l'assurdo. Infatti, a seguito di una decisione democratica, promuovono un «genocidio verbale» contro la Svizzera, un paese non membro dell'UE – benvenuti nella comunità di valori UE-Europa.
Barroso ha evidentemente tempo per effettuare calcoli aritmetici: «Nell'UE vivono 430'000 svizzeri. Su base relativa, essi sono di più del milione di cittadini dell'UE che risiedono in Svizzera». Si tratta di parole vuote e con un tono goffo, sconsiderato e propagandistico. Esse sono altresì impregnate di ignoranza e arroganza. La superficie della Svizzera è pari a 41’285 km² – tutti sappiamo quali sono le aree abitabili – mentre la superficie complessiva dell'UE è di 4'381’324 km². Ma passiamo oltre. Queste lagnanze mostrano che l'UE non solo deve fare i conti con la crisi dell'euro, ma si trova essa stessa in una crisi fondamentale. Gli ideologi dell'UE hanno solo una preoccupazione, o meglio una sola paura: ossia che la decisione elvetica vada a rinfocolare la discussione negli stati membri dell'UE sulla libera circolazione delle persone, che è smisurata e poco solidale. Che razza di solidarietà dell'UE è questa, se si privano gli stati con insoddisfacenti risultati economici della loro forza lavoro giovane. Le stoccate primitive, come lo slittamento delle trattative sui trattati ecc., si inseriscono nel modello di pensiero dei succitati signori.
Inoltre possiamo vedere cosa ci aspetta se entrassimo nell'UE: la democrazia diretta non verrebbe più contemplata – basta. Come cittadini gradiremmo che almeno un membro del Consiglio federale presentasse delle obiezioni, con ragionevolezza, ma in modo chiaro, contro tali fautori della retorica del disordine: che la situazione con l'UE venga finalmente sistemata!
Piroette di clown che hanno in spregio la democrazia
Secondo le previsioni, non si sono registrate reazioni interne. A questo proposito cito solo tre persone: lo scrittore Adolf Muschg, notissimo per sputare nel piatto dove mangia, che ancora una volta non ha perso l'occasione di vergognarsi della Svizzera all'estero. La seconda è il consigliere nazionale del PS Rudolf Rechsteiner, che chiede di ripetere la votazione. Un eccezionale spirito democratico di una persona che auspica l'ingresso nell'UE. La terza: il presidente del PS Christian Levrat propone di punire le regioni rurali che hanno votato sì. Nell'ambito della legislazione esecutiva relativa all'iniziativa contro l'immigrazione di massa, a queste regioni devono essere garantiti solamente limitati contingenti di forza lavoro straniera. Che importa? Però, con queste riflessioni, il responsabile del PS opera contro la coesione del paese. Inoltre anche Stalin puniva la popolazione che viveva in campagna.
Fornire un sostegno al Consiglio federale – mantenere l'ASNI pronta alla battaglia
A voi, cari membri dell'ASNI, non devo spiegare gli attacchi opportunistici provenienti dall'UE. Desideriamo semplicemente che il Consiglio federale, una buona volta, «si imponga». Ma non fraintendetemi. Si tratta ora di fornire un sostegno al Consiglio federale. Deve mettere in pratica la volontà popolare. Esercitando della pressione – tra l'altro con la minaccia di referendum contro la libera circolazione delle persone con la Croazia – lo terremo «su di giri». Inoltre deve percepire che l'ASNI gli fornisce di fatto un sostegno nella fase attuale e che ancora ripone fiducia nella sua intenzione di trattare con Bruxelles.
L'ASNI rimane pronta alla battaglia (una locuzione decisamente appropriata in vista del prossimo futuro). Non dobbiamo demordere. Forniteci il vostro aiuto.