Il segretario di Stato ticinese per la formazione e la ricerca ha, negli scorsi giorni, rilasciato alcune dichiarazioni circa i rischi che esisterebbero per la Svizzera se si applicasse quanto deciso dal voto popolare del 9 febbraio 2014 in relazione all’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra l’Unione europea, la Comunità europea dell’energia atomica e la Confederazione svizzera; un voto che è scaturito da una consultazione democratica. Si sa però che la democrazia diretta svizzera non piace all’Unione Europea … Sembra di essere tornati negli anni 90 quando si diceva che senza l’adesione allo SEE, per la Svizzera non ci sarebbe stato nessun futuro e invece …
Il segretario di Stato testé citato, si riferisce molto probabilmente all’articolo 13, capoverso 4 dell’accordo che illustra come lo stesso cesserebbe di applicarsi in caso di disdetta dell’accordo sulla libera circolazione delle persone (in seguito alc). In prima battuta vi è da rilevare che questo nuovo accordo è stato sottoscritto diversi mesi dopo l’esito della consultazione popolare del 9 febbraio (e cioè quando i rischi legati all’applicazione del risultato della votazione erano già noti a cani e porci e quindi anche ai politicanti che ci ritroviamo) e quindi chi lo ha negoziato e soprattutto chi lo ha sottoscritto andrebbe indagato come minimo per truffa e tradimento. In seconda battuta questa è l’ennesima prova di come la Berna federale vuole trascinarci in Europa annientando tutti i nostri diritti, attraverso l’inganno sistematico e reiterato.
Un altro elemento di riflessione riguarda quel “piccolo centro di ricerca” che si chiama CERN e che si trova su suolo elvetico; vorrei proprio vedere se tutti i paesi dell’Unione fossero d’accordo di rinunciare al suo utilizzo, disdicendo l’alc … piuttosto improbabile. Vi è anche da dire che se uno Stato membro disdicesse l’alc non accadrebbe nulla, ma se a farlo fosse la Svizzera, scenari apocalittici e ritorsioni degne di un perfetto stile mafioso, si concretizzerebbero molto rapidamente. Ecco un’altra dimostrazione della caratura dei nostri abili negoziatori … e di chi regge loro la coda, al posto di mandarli a casa e assumere qualcuno a cui l’indipendenza e la democrazia diretta della Svizzera stiano davvero a cuore.
Ma perché si continua a “negoziare” (è un eufemismo) accordi in questo modo? Tanto perché si sappia, l’accordo quadro che ci trascinerebbe in Europa e che presto sarà posto in votazione popolare, prevede che in futuro l’UE potrebbe adottare sanzioni nei confronti della Svizzera se saranno prese decisioni popolari che non le piacciono. Naturalmente non si può scrivere la parola “sanzioni” e allora queste vili ritorsioni sono state chiamate “misure di compensazione”; l’ennesima dimostrazione di come i politici giocano con le parole e con le nostre vite. Dobbiamo smetterla di avere paura e dobbiamo smetterla di dar retta a questa classe politica lontano dalla gente; dobbiamo al contrario adoperarci tutti per impedire di venir annullati dall’UE. Non mi meraviglierei se a breve l’adesione all’UE fosse chiamata “aggregazione”, ma coatta. In ottobre non sarebbe opportuno cambiare qualche rappresentante dell’UE a Berna?
Per dirla tutta, con i danari che la Svizzera versa all’Unione per questo accordo (per il calcolo vedere l’art. 4), se non li versasse più, potrebbe permettersi di attirare i migliori cervelli del pianeta, alla faccia dell’accordo in questione. Il segretario di Stato ticinese per la formazione e la ricerca ci mette quindi in guardia circa il fatto che, se esclusi dalla cooperazione scientifica in Europa (ma il pianeta non offre anche altre opzioni quali l’Asia, la Cina, l’America e la Russia?), i migliori cervelli non verrebbero più da noi. Sembra comunque che alcuni cervelli siano già scappati da qualche tempo, lasciandoci purtroppo solo i loro corpi …
Mauro Damiani, Lega dei Ticinesi, coordinatore ASNI Sezione Ticino e membro del comitato direttivo
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