1 Agosto 2018 - Discorso di Consigliere nazionale Marco Chiesa a Mendriso: Rivolgo un pensiero di riconoscenza alla lodevole municipalità di Mendrisio per l’onore riservatomi. Sono molto lusingato di potermi esprimere in occasione della nostra Festa nazionale proprio qui nel Magnifico Borgo.
Il primo agosto é la data in cui il nostro Popolo ricorda le sue radici, i suoi avi e la sua storia. Gli svizzeri hanno dovuto lottare per le proprie convinzioni e molti confederati sono stati costretti a sacrificare la loro stessa vita per la libertà e l’indipendenza.
E allora é doveroso manifestare la nostra gratitudine a loro come pure ad ardenti patrioti quali Luigi Lavizzari che voi ben conoscete, e richiamare il contesto e il valore storico della targa commemorativa posta a pochi metri dalla statua a lui dedicata. Una targa che parla di noi, delle nostre aspirazioni e delle nostre battaglie.
Nel 1797, quando Napoleone proclamò la nuova Repubblica cisalpina, la notizia giunse ben presto anche nei baliaggi ticinesi dando vita a due schieramenti contrapposti: i cisalpini e i federalisti. Quest’ultimi, chiamati popolarmente “volontari”, ambivano alla libertà rimanendo tuttavia saldamente legati alla Svizzera.
Le passioni esplosero all’alba del 15 febbraio 1798 dopo i fatti di Lugano, quando duecentoquaranta cisalpini, giunti in barca da Campione, tentarono di impadronirsi della città sul Ceresio, ma vennero respinti dai volontari filoelvetici.
Mendrisio visse da vicino questa battaglia e il giorno stesso della liberazione venne issato nel Borgo l’albero della libertà, con il berretto dei Tell al suo culmine. Il berretto dei Tell rappresentava il tradizionale copricapo delle persone libere e indicava la chiara volontà di Mendrisio di aderire alla Confederazione.
E qui cito letteralmente l’iscrizione affissa nel 1898 per il centesimo anniversario da quel memorabile momento: “forte d’altissimi sensi, Mendrisio, affermava la sua indipendenza e l’Unione all’Elvezia”. Insomma i nostri antenati hanno deciso e voluto essere “Liberi e svizzeri”. I Ticinesi hanno preferito restare, da pari a pari, con le genti d’oltre San Gottardo, diverse per razza, lingua, religione, mentalità, piuttosto che aggregarsi alla Repubblica Cisalpina e ai Milanesi che erano della stessa stirpe e religione, mentalità e costumi, e che parlavano la stessa lingua, anzi lo stesso dialetto.
Sono convinto non occorra essere nati svizzeri, non occorra avere genitori o nonni nati svizzeri per sentire scorrere dentro di sé i valori del nostro Paese. Sono virtù che non valgono meno per chi ha scelto di diventare svizzero. È una questione di cuore e di coscienza.
Voglia Dio ricordarceli come li ricordò San Nicolao nell’anno 1481 a Stans quando la Confederazione era sull’orlo di disgregarsi. Dopo il suo intervento, dopo la decisione dei confederati che dava nuova forza, unione e slancio alla Confederazione, tutte le campane della Svizzera suonarono a festa.
É la stessa forza cha auguro al nostro Paese anche per le prossime sfide davanti a un'evoluzione internazionale che non esito a definire preoccupante e che, in futuro, ci darà ancora molto filo da torcere.
Il centralismo autoritario europeo garantito dal governo di élites politiche, le pressioni economiche, che troppo spesso sfociano in ricatti commerciali, la ripresa automatica del diritto europeo e l’accordo quadro con l’Unione europea che segnerebbero la fine della nostra autodeterminazione e della nostra democrazia diretta, sono i nomi e i cognomi di queste prossime sfide e non per nulla sono iscritte nell’agenda politica Svizzera. A partire già dal prossimo novembre.
Di fronte a questi pericoli, é dunque tanto più importante che noi svizzeri restiamo uniti e ci impegniamo a difesa i nostri valori. Cedendo alle pressioni non risolviamo i problemi. Anzi! Più concederemo e più ci sarà chiesto. Ora sta a noi decidere quale deve essere il futuro del nostro Paese avendo sempre ben presente le nostre origini.
All'inizio di agosto del 1291 il Patto federale tracciò i nostri principi fondanti. Fortunatamente le generazioni che ci hanno preceduto sono sempre state in grado di preservali e tramandarli fino ai nostri giorni. Per questo siamo ancor oggi un Paese con una elevata qualità di vita e un grande benessere.
Tra questi contiamo la libertà, la sicurezza, l’indipendenza e la democrazia diretta. Il Sovrano in Svizzera è il Popolo. E deve continuare a rimanerlo. Gli Svizzeri e solo gli Svizzeri devono avere l’ultima parola e nessun altro. Già nel Patto federale è scritto che non vogliamo giudici stranieri e questo principio si è dimostrato vincente.
La nostra Costituzione deve chiaramente ritornare ad essere la fonte giuridica prioritaria del nostro Stato di diritto. Un Paese non esiste senza la sua Costituzione e la Svizzera, piaccia o non piaccia, non deve piegarsi o, ancor peggio, ignorare le decisioni dei suoi cittadini per compiacere istituzioni internazionali o organizzazioni politiche. La Svizzera resti la Svizzera!
Anche se siamo sotto pressione, guardo con ottimismo al nostro futuro. È però indispensabile essere d'accordo almeno su un punto: i valori su cui poggia il nostro Paese non sono negoziabili; non rinunceremo mai alla nostra libertà, alla nostra indipendenza e alla nostra autodeterminazione.
Vi auguro di trascorrere un buon primo d'agosto e di avere la forza necessaria per lottare per il nostro Paese!
Viva la Svizzera! E viva Mendrisio, Comune che ha orgogliosamente scelto di essere libero e svizzero!