Per quattro anni e fino all’ultimo, i sostenitori in Svizzera dell’accordo istituzionale con l’Unione europea forse hanno sperato in una brusca rottura delle trattative sulla Brexit, con il Regno Unito al tappeto. Prima, in vista della votazione del 27 settembre scorso sull’iniziativa UDC. Infatti, con un paragone a effetto, ma assolutamente balordo, che non di rado abbiamo anche sentito azzardare, avrebbero potuto esibire quella rottura dicendo: “vedete? ogni tentativo di modifica o rinegoziazione di qualsivoglia accordo o patto con l’Unione europea è fatalmente foriero di iatture e catastrofi a catena”. Poi, fino all’ultimo, nell’avvicinamento alle discussioni finali proprio sull’accordo “quadro”. In questo caso, la rottura sarebbe servita loro per cercare di convincerci che nel negoziare con la grande Unione europea, per principio è sempre bene andare cauti, non esagerare nell’esprime subito con chiarezza cosa negoziabile non sia. Quindi, il 24 dicembre i sostenitori dell’accordo istituzionale quel “dono” sotto l’albero avrebbero probabilmente preferito non trovarlo e tanto meno doverlo aprire. Infatti, dovendo prendere atto dell’accordo raggiunto fra Unione e Regno Unito, hanno dovuto fare almeno due constatazioni. La prima: che contrariamente alle loro iniziali previsioni o meglio attese, per finire i reciproci interessi delle due parti – quindi anche del Regno Unito – sono stati nel complesso tutelati e con equilibrio; in definitiva, che Golia, intelligentemente, non ha schiacciato Davide. La seconda, non certo per importanza: che il nuovo accordo con l’Unione non prevede affatto, a differenza del loro accordo istituzionale, un ruolo della Corte di giustizia europea (e naturalmente neppure la ripresa automatica del diritto comunitario). Degli esiti del 24 dicembre si continuerà a parlarne. Verso le battute finali del confronto sull’accordo istituzionale, è probabile che i sostenitori, facendo paragoni, si divideranno in altre argomentazioni. Alcuni sosterranno che se con i nuovi patti il Regno Unito ha di fatto concretizzato la sua volontà di allontanarsi dall’Unione europea, con il suo “quadro”, al contrario, la Svizzera ne cerca l’avvicinamento. Altri sostenendo che la piccola Svizzera, per dimensioni e numeri, non è il Regno Unito. Se così sarà, i primi saranno evidentemente costretti a svelare onestamente la loro segreta visione, ossia infine l’adesione all’Unione europea. Ai secondi, invece, si dovrà con fermezza obiettare, fra altro, che il valore della nostra democrazia diretta, la quale contrasta irrimediabilmente con il progetto di accordo istituzionale che conosciamo oggi, ha una dimensione la cui unità di misura non è definibile unicamente in cifre e somme.
Pierluigi Pasi
Avvocato, membro UDC
Candidato al Municipio di Mendrisio