Il Patto ONU sulla migrazione (Global compact for migration) sottoscritto a Marrakech il 19 dicembre 2018, al quale per ora la Svizzera non aderisce in attesa dell’approvazione parlamentare, rappresenta una pericolosa trappola giuridica per il nostro Paese e la gestione autonoma dell’immigrazione sancita nella Costituzione federale. Quello che il Consiglio federale ha candidamente presentato come un innocuo trattato internazionale non vincolante da annoverare nella categoria “soft-law”, di fatto pone sul tavolo 23 obiettivi chiari. Obiettivi enunciati non certo per sport ma con il chiaro intento di uniformare la prassi internazionale in merito alla gestione dei flussi migratori. Si parla, ad esempio, di facilitare ai migranti l’ingresso nei paesi di destinazione, di un accesso semplificato agli aiuti sociali e di una semplificazione delle procedure di ricongiungimento familiare. Al di là del contenuto del trattato, come sempre in questi casi il diavolo si nasconde nei dettagli. Infatti, per “soft-law” s’intende generalmente tutte quelle norme prive di efficacia vincolante diretta. Nel nostro caso, a livello di diritto internazionale, dovrebbero trattarsi per lo più di raccomandazioni. Fin qui nulla da eccepire, quello che però il Consiglio federale si guarda bene dal dichiarare è che il “soft-law” ha una valenza importante nella giurisprudenza dei Tribunale. Quando una Corte, come quella del Tribunale federale ad esempio, è chiamata a sentenziare dinanzi a un vuoto giuridico, essa si basa anche sulla prassi e il diritto internazionale per emettere una sentenza. Il “soft-law” è parte integrante del diritto internazionale. La conferma ci arriva da altri Paese come la Nuova Zelanda, dove il Crown Law Office, l’Ufficio di consulenza giuridica del Governo, ha pubblicato un parere sul tema asserendo che il Patto non è da considerarsi giuridicamente irrilevante e i tribunali possono fare riferimento al trattato e considerarlo come un aiuto nell'interpretazione della legislazione sull'immigrazione. In buona sostanza quello che non fa entrare un Parlamento dalla porta di servizio, potrebbe farlo entrare dalla finestra un tribunale. Ecco perché è importante che la Svizzera non sottoscriva questo trattato che non è altro che l’abbozzo di una libera circolazione a livello planetario.
Alain Bühler, Vicepresidente UDC Ticino