Gli Stati UE, a eccezione della gran Bretagna, sostengono il ricatto nei confronti della Svizzera richiesto dalla Commissione UE. Nonostante la Svizzera ottemperi a tutte le regole imposte dall’UE, incombe la discriminazione delle piazze borsistica e finanziaria, se la Svizzera non sottoscrive l’accordo-quadro conformemente alle pretese dell’UE: ripresa automatica di leggi UE, subordinazione del diritto svizzero giurisdizione sotto le autorità UE.
La Svizzera occupa oltre 350'000 frontalieri UE. 1,4 milioni di cittadini UE vivono e lavorano in Svizzera. La Svizzera importa merci dallo spazio UE per oltre 11 miliardi di franchi in più di quanto non esporti verso l’UE; la Svizzera assicura così degli impieghi nell’UE. La Svizzera ha modernizzato e potenziato l’infrastruttura dei trasporti anche nell’interesse dell’UE – senza alcun aiuto da quest’ultima. L’accesso al mercato interno UE è quindi più che pagato. Adesso basta. L’UE persegue la sua idea di un’Europa unita ancora solo con una politica di ricatto.
L’ASNI è poco soddisfatta della valutazione della situazione fatta dal Consiglio federale e lo invita a passare dalle parole ai fatti. La consigliera federale Leuthard deve cedere completamente il dossier UE; non è credibile e non può difendere gli interessi della Svizzera.
Dichiarazione della presidente della Confederazione Doris Leuthard in merito alla decisione dell’UE sull’equivalenza delle borse
Berna, 21.12.2017
Il Consiglio federale si è occupato a più riprese della questione dell’equivalenza delle borse. Negli ultimi giorni e settimane la Svizzera è intervenuta a più livelli, ribadendo la propria posizione in particolare nei confronti degli Stati membri, della Commissione e del presidente della Commissione. E la sua posizione è chiara: la Svizzera adempie le condizioni per il riconoscimento dell’equivalenza delle borse, esattamente come gli altri Paesi terzi che hanno ricevuto un riconoscimento senza limiti temporali. Pertanto riteniamo che il riconoscimento limitato nel tempo costituisca una chiara discriminazione della Svizzera. Anche il fatto di vincolare questo dossier tecnico alle questioni istituzionali risulta inopportuno e inaccettabile.
In occasione dell’odierna seduta straordinaria, il Consiglio federale ha definito la sua posizione in merito all’imminente decisione formale dell’Unione europea. Esso ritiene che la legalità di tale decisione sia dubbia e ha pure l’impressione che essa abbia lo scopo di indebolire la piazza finanziaria della Svizzera. Esso intende opporsi alle decisioni discriminatorie relative ai provvedimenti UE, che pregiudicano la competitività della Svizzera. Ha pertanto deciso oggi di rafforzare la piazza finanziaria e borsistica svizzera avviando immediatamente i lavori in tal senso. Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) è stato incaricato di sottoporre proposte al Consiglio federale entro la fine di gennaio. In questo contesto sarà prioritaria l’abolizione della tassa di bollo.
La decisione odierna dell’Unione europea peggiora inoltre le relazioni bilaterali in dossier importanti. La seconda tranche di un contributo all’allargamento a beneficio dei Paesi dell’Europa dell’Est è stata menzionata da più parti. Alla luce di questi sviluppi il Consiglio federale si riserva il diritto di una nuova rivalutazione dei lavori relativi al progetto in merito che sarà sottoposto a consultazione. Il Governo si è sempre fatto garante dello sviluppo delle relazioni bilaterali e si è posto come obiettivo di proseguire nel 2018 i negoziati per un accordo istituzionale. Constata però anche le profonde divergenze che continuano a permanere e per superare le quali occorre la disponibilità reciproca a condurre una discussione oggettiva in un clima di completa fiducia.
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