Alpiq sottoscrive nel 2012 un contratto con lo Stato Romeno per la fornitura da parte dell'azienda energetica statale Hidroelectrica. L’azienda statale di cui poc’anzi dichiara fallimento e disdice due contratti da circa 90 milioni di Euro, lasciando Alpiq con un palmo di naso.
Per fortuna c’è di mezzo l’accordo bilaterale tra la Svizzera e la Romania sulla protezione degli investimenti e quindi non ci sono problemi, in fondo gli accordi si fanno per rispettarli perché non facendolo, si perderebbe credibilità sul piano internazionale. Ma cosa succede? Succede che la Romania non è la Svizzera e difatti lo Stato Romeno dice che non pagherà praticamente niente, rispetto a quanto si era stabilito contrattualmente e presumibilmente nemmeno una penale. A questo punto chi è che deve decidere chi ha ragione?
Un tribunale neutrale che, a rigor di logica, difenderà la serietà di chi sottoscrive accordi per rispettarli, rispetto a chi sottoscrive accordi per poi usarli come carta straccia. Il tribunale è il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti (ICSID, con sede a Washington) che dà incredibilmente torto ad Alpiq, evidentemente perché dell’accordo bilaterale tra Svizzera e Romania, sottoscritto proprio per la protezione degli investimenti, se ne frega tranquillamente confermando che gli accordi bilaterali non esistono se possono essere a vantaggio della Svizzera, per lei esistono solo accordi unilaterali da 90°. Se pensiamo che lo Stato Romeno è anche stato beneficiario di parte del primo miliardo di coesione, oltre all'inaffidabilità dimostrata, ci dimostra pure la sua totale assenza di riconoscenza.
Se tra i contenuti del famigerato “accordo quadro di sottomissione” che il CF vorrebbe firmare domani, c’è anche la protezione degli investimenti, sappiamo già oggi cosa ciò vuole dire per la Svizzera e le sue imprese e quindi sarebbe più che opportuno che la Berna federale la smetta di sottoscrivere accordi dannosi per il Paese.
Mauro Damiani
(Coordinatore ASNI Sezione Ticino)