1992: perlomeno onesti
2016: galleria degli orrori della democrazia
24 anni fa, popolo e cantoni respinsero l’adesione alla Spazio economico europeo (SEE). Con una partecipazione al voto superiore al 78%, il popolo svizzero ha optò per una propria via europea, autonoma e non dettata da Bruxelles. Senza l’ASNI, questa decisione popolare determinante non sarebbe stata possibile. Nel 1992, la classe politica era perlomeno ancora onesta e definiva lo SEE un campo d’allenamento, rispettivamente una tappa intermedia, verso l’adesione all’UE. Oggi si mente tramite il mondo mediatico, affermando che l’adesione all’UE è fuori questione. mentre nel contempo si accelera il più possibile un’integrazione della Svizzera nell’UE.
L’Unione europea si trova in una grave crisi. Con ostinazione ideologica, l’èlite dell’UE sta danneggiando la competitività, il benessere e la stabilità sociale dell’Europa. Dopo 24 anni si conferma ciò contro cui l’ASNI ha sempre messo in guardia. Per questo è stato importante impedire con tutte le forze l’adesione all’UE. Per il 2017, l’ASNI sta preparando un vasto programma d’azione “25 anni SEE-No – sovrani nel futuro”.
La democrazia diretta viene messa con le spalle al muro
Nella Berna federale è palesemente in funzione una galleria degli orrori della democrazia. Con il sostegno degli Euroturbo dell’amministrazione federale, delle decisioni prese democraticamente vengono trattate come se fossero prive di qualsiasi valenza. La paura dei tecnocrati UE e dei giudici stranieri annebbia alla politica la visione di una Svizzera indipendente e sovrana. Le associazioni economiche fanno credere alle cittadine e ai cittadini che l’UE rescinderebbe i bilaterali qualora la Svizzera insistesse a voler gestire autonomamente l’immigrazione, come da ormai quasi tre anni esige la Costituzione federale. Nel frattempo, le menzogne fanno parte del vocabolario standard degli Euroturbo. Perché in realtà potrebbero – semmai fosse il caso – essere sotto pressione unicamente i Bilaterali I. E non sono questi che garantiscono l’accesso della Svizzera al mercato interno dell’UE.
Un Super-SEE incombe
L’UE vuole che la Svizzera riprenda automaticamente le attuali e future leggi dell’UE. Con ciò, i giudici dell’UE decidono che cosa la Svizzera debba fare. Se la Svizzera non ci sta, allora incombono su di essa ripicche e addirittura azioni punitive. Tutto ciò sarà confezionato in un cosiddetto «accordo-quadro istituzionale» che legherà la Svizzera all’UE con gravi conseguenze.
Colpo di Stato a rate
L’UE vuole così che la Svizzera si leghi alle sue istituzioni. Ciò significa, concretamente, che la Commissione UE a Bruxelles e i giudici UE a Lussemburgo detteranno le condizioni. La nostra democrazia diretta, che desta meraviglia nel mondo intero, diventerà un museo all’aperto. Perché le leggi UE dovranno essere riprese dalla Svizzera senza se e senza ma.
Mancanza di correttezza e di trasparenza
La Berna federale dissimula: l’adesione all’UE non è ormai più un tema. Con un accordo d’integrazione si rinnova soltanto la via bilaterale. Sembra seducente. Ma in realtà, sarà la fine dei rapporti bilaterali fra partner a parità di diritti. Perché in futuro l’UE ordinerà, e la Svizzera obbedirà
La via bilaterale sarà resa impossibile
La Svizzera autonoma e neutrale ha da secoli sempre tutelato i propri interessi con accordi a due – ossia bilaterali. Ciò che l’UE pretende ora, distrugge l’efficace politica estera e commerciale federale. Il popolo svizzero e i cantoni perdono il loro diritto di partecipazione. Perfino degli accordi negativi per la Svizzera, come la libera circolazione delle persone, non potranno più essere messi in discussione. Perché i giudici UE ne ordineranno l’applicazione secondo leggi UE.
Il popolo ne paga le conseguenze
Se Bruxelles stabilisce unilateralmente le condizioni, la Svizzera diventa una colonia. E ciò significa:
- Tacere e obbedire.
- Riprendere leggi assurde UE.
- Recare danno alla nostra competitività e ai nostri posti di lavoro.
- Sacrificare il nostro benessere all’incontrollata immigrazione dall’UE.
- Cedere la nostra sicurezza e la nostra stabilità ai tecnocrati dell’UE.
- Lasciar perdere la tutela dell’ambiente e degli animali.
- Versare ancora più denaro nel pozzo senza fondo UE.
- Disarmo delle cittadine e dei cittadini.
Chiaramente antisvizzero
I negoziati hanno luogo a porte chiuse. Giochi di parole dissimulano la verità. La Berna federale e Bruxelles conducono dei giochetti tattici: quando dovrebbe avere luogo la votazione popolare, deve per forza essere sottoposto al popolo l’accordo d’integrazione? E perché la Berna federale rifiuta il dibattito democratico e non rende pubblico l’accordo? Tutto ciò è antisvizzero.
Perciò: integrazione nell’UE, mai!