Il 6 dicembre 1992, la Svizzera ha respinto l’adesione allo Spazio economico europeo (SEE). Oltre alla libera circolazione delle persone, La Svizzera sarebbe stata obbligata a riprendere gran parte del diritto UE (allora diritto CE), senza voce in capitolo da parte della democrazia diretta. La decisione di allora fu davvero fondamentale e indicativa. La Svizzera doveva rimanere il più possibile un paese autonomo e indipendente dall’UE, senza alcuna giurisdizione straniera. Questa volontà delle cittadine e dei cittadini svizzeri non è stata attuata. L’ASNI si è sempre pronunciata a favore degli accordi bilaterali a tutela dei nostri interessi. Ma il Consiglio federale, la maggioranza del parlamento e l’amministrazione federale hanno fatto di tutto per ignorare la decisione popolare del 1992 e mettere la Svizzera in una posizione di svantaggio rispetto a Bruxelles. L’odierno sistema di trattati con le «clausole ghigliottina» contrarie alla nostra sovranità, ha reso il nostro paese ricattabile. Gli accordi bilaterali susseguenti al 1992 devono essere oggi considerati come «acceleratori dell’adesione all’UE».
La conseguenza della pusillanime e servile politica UE è un accordo-quadro (accordo istituzionale) ostile alla democrazia e all’economia. La Svizzera rischia di cadere completamente nella dipendenza dal centralismo dell’UE.
1992 NO alla libera circolazione – 2020 di nuovo NO!
Con il NO all’adesione allo SEE, i cittadini votanti hanno detto NO anche alla libera circolazione delle persone. Con un’antidemocratica «politica dei pacchetti», con gli «Accordi bilaterali 1» gli euroturbo hanno strappato alla popolazione l’accettazione della libera circolazione delle persone. La libera immigrazione nuoce alla Svizzera e alla sua popolazione. Perciò, l’anno prossimo, l’ASNI si batterà con tutte le sue forze per l’accettazione dell’«Iniziativa per la limitazione». E altrettanto farà contro l’accordo istituzionale che equivale, di fatto, all’annessione della Svizzera all’UE.